ERO INNOCENTE

nano Ercolino

Negli anni ’50 in Puglia, in un piccolo paesino della provincia di Taranto, viveva un ragazzo affetto da nanismo. Si chiamava Ercole ma tutti in paese, potete immaginare il perché, lo chiamavano Ercolino.

Viveva con suo padre. La madre infatti morì dandolo alla luce. Era buono e sempre disponibile con chiunque, nonostante ciò, tutti in paese si dilettavano a prenderlo in giro, spesso anche pesantemente.

Ercolino non riuscì mai, benché lo desiderasse fortemente, a farsi degli amici veri. Solo occasionali che, a dire il vero, più che godere realmente della sua compagnia, lo utilizzavano come fenomeno da baraccone, tanto per farsi due risate.

Così, dopo la morte del padre, rimasto solo, e stanco di essere illuso nonché quotidianamente irriso, decise di isolarsi, andando a vivere in una delle numerose case grotta presenti nella gravina che costeggia sia il paese che il bosco. Da allora, se non di sfuggita presso la locale drogheria, nessuno lo rivide più frequentare il centro abitato.

Pertanto se prima veniva preso in considerazione solo per un momentaneo diletto da alcuni stolti, successivamente nessuno fece più caso a lui, sino a quando non accadde qualcosa di terrificante. Una coppietta fu ritrovata priva di vita nel bosco con la testa fracassata e pezzi di corpo strappati a morsi. La ragazza inoltre, prima di essere uccisa, fu abusata sessualmente.

La gente sgomenta, e senza aspettare alcuna indagine in merito, sentenziò che a commettere il crimine fosse stato Ercolino. Secondo loro infatti quell’esilio volontario bastava a fare di lui una persona rancorosa in cerca di vendetta. Così diversi cittadini, armati, si recarono a casa sua.

In quel momento, Ercolino si trovava nel pollaio di fianco la sua casa grotta intento ad accudire le galline. Vedendo arrivare quelle persone inferocite, impaurito, fuggì nel bosco.

Per un giorno interno diverse squadre di cittadini gli diedero la caccia, sino a quando lo trovarono in un fossato ricoperto da foglie. Catturato, cominciò ad urlare: “Non sono stato io. Non c’entro nulla. Mi conoscete e sapete che non avrei mai fatto del male a quei ragazzi. Non ho mai fatto del male a nessuno anzi, il male da sempre, lo avete fatto voi a me” ma, i cittadini, ormai invasi di rabbia e senza sentir ragioni, dopo averlo legato, lo ammazzarono fracassandogli la testa con un grosso sasso. “Occhio per occhio, dente per dente” urlavano soddisfatti. Giustizia, secondo loro, era stata fatta.

Fu seppellito nel locale cimitero e al suo funerale non presenziò nemmeno un cane. Tanto che il prete, senza dir messa, si limitò a benedire soltanto la salma.

Dopo due giorni, la polizia arrestò i veri assassini. Erano due uomini che facevano i clowns in un circo che, da diversi giorni, aveva messo tenda in paese. Ercolino dunque era innocente.

Nei mesi seguenti, una serie di macabri omicidi sconvolse nuovamente il paesello. E tutte le vittime avevano qualcosa in comune. Avevano preso parte all’uccisione di Ercolino. Ben 6 persone, in giorni e luoghi diversi, furono ritrovate con la testa fracassata. Sui loro corpi un bigliettino: “Ero innocente”.